Tra le preoccupazioni più riscontrabili da parte dei genitori c’è sicuramente quella relativa al fatto che il proprio figlio non riesca a prendere sonno o a dormire in modo continuativo durante la notte. Una situazione riscontrabile di frequente che, pur non dovendo allarmare più di tanto le mamme e i papà, va monitorata con attenzione per capirne le cause e mettere in atto eventuali correttivi.
Al riguardo è bene sottolineare che, nelle primissime fasi dell’infanzia difficilmente si raggiunge il sonno profondo e quindi, inevitabilmente, il bambino sarà soggetto a risvegli notturni. In linea di massima un bambino che non ha compiuto ancora un anno di età dovrebbe dormire durante tutto l’arco della giornata dalle 12 alle 16 ore. Un periodo che si abbassa gradualmente con la crescita, passando dalle 11 alle 14 ore per i minori di due anni, dalle 10 alle 13 ore per i bambini di 3-5 anni e dalle 9 alle 12 ore per quelli che hanno tra i 6 e i 12 anni.
Le cause della difficoltà ad addormentarsi
Le motivazioni sottostanti la difficoltà ad addormentarsi del nostro bambino sono molteplici e dipendono da molti fattori. La principale causa è riconducibile alla classica ansia da separazione che il figlio vive nei confronti della madre. Nei primi mesi di vita, infatti, è abituato a dormire tra le braccia della mamma e il passaggio alla culla o al lettino può rappresentare un momento traumatico spesso causato dalla paura di del bambino di essere abbandonato.
Anche lo stato di salute può contribuire a rendere il sonno difficoltoso: in presenza di tosse, raffreddore o dermatite, tanto per citare alcuni dei disturbi più comuni nell’infanzia, il bambino non riuscirà ad addormentarsi. Ciò è ancora più frequente nel momento in cui stanno spuntando i primi dentini. In tutti questi casi, il risveglio sarà accompagnato da pianti e urla (vedi: come gestire i capricci del bambino) e sarà compito dei genitori infondere tranquillità e consolarlo con le coccole e nei casi gravi ricorrere alla medicina, dopo aver consultato un pediatra.
L’importanza dell’ambiente per il sonno del bambino
L’ambiente svolge un ruolo centrale nell’addormentamento del bambino. Sarebbe preferibile collocare la culla o il lettino in una stanza buia, o quanto meno illuminata da una luce tenue, nel caso di paura del buio. Oltre alla mancanza di luce, anche i rumori dovrebbero essere ridotti al minimo. Al riguardo, però, si possono installare dispositivi che diffondono rumori bianchi, vale a dire suoni continui e rilassanti che possono conciliare il sonno.
Ancora, il sonno del bambino può essere influenzato dalla temperatura della stanza che non dovrebbe mai essere inferiore ai 18 gradi o superiore ai 20. Sia l’eccessivo freddo che il caldo, infatti, non contribuiscono all’addormentamento e quindi è consigliabile trovare un giusto equilibrio nell’utilizzo degli indumenti da notte, tenendo presente anche le caratteristiche di nostro figlio al riguardo (è caloroso? è freddoloso?).
La sua quotidianità incide sulla qualità del suo sonno: se il bambino vive in un ambiente carico di tensione o stress da parte degli altri componenti della sua famiglia, anche lui accumulerà questi status negativi, che poi si presenteranno come ostacolo al suo prendere sonno la sera. Al riguardo, infatti , è bene sottolineare che paradossalmente l’eccessiva stanchezza potrebbe comunque portare a insonnia. Per questo è importante che il genitore possa monitorare attentamente i comportamenti o così da cogliere l’attimo in caso di eventuali sbadigli o stropicciamento degli occhi e metterlo subito a letto.
Infine l’alimentazione: sebbene nei primi mesi di vita il bambino abbia un numero limitato di alimenti a disposizione, l’ingestione di cibi ricchi di zuccheri può ridurre la stanchezza e non farlo dormire. Inoltre somministrargli l’ultimo pasto a ridosso del momento del sonno non è indicato per farlo addormentare in tempi brevi.
Consigli per facilitare il sonno dei bambini
Non esiste una formula magica per riuscire a far addormentare velocemente il proprio figlio e ognuno ha il suo metodo migliore per farlo, sulla base dell’esperienza vissuta giorno dopo giorno, o meglio, notte dopo notte. Proprio per ciò che abbiamo detto sull’ansia da separazione, un metodo per conciliare il sonno del bambino è quello di essere presenti al momento dell’addormentamento. La classica ninna nanna o la favola da raccontare con voce calma e bassa sono elementi che supportano la fase dell’addormentamento, così come delle coccole delicate o carezze nella zona del pancino e della testa. In questo senso, è invece sconsigliato fissarlo negli occhi, perché il bambino si concentrerebbe troppo sulla mamma o sul papà, cercando il loro sguardo. In ogni caso, la pazienza è d’obbligo.
Per quanto riguarda i primi mesi di età, un metodo per facilitare il sonno è quello di avvolgere, stando sempre attenti alla temperatura e a livello di compressione, il bambino con un panno o una coperta, infondendo in lui una sensazione di sicurezza e conforto. Possiamo inoltre mettere al suo fianco un pupazzetto.
Evitare troppo gioco a ridosso della notte
Un altro consiglio è quello di evitare di fare giochi che generino eccitazione nelle ore serali e stabilire un orario preciso per andare a letto, così che il bambino possa seguire una routine sonno-veglia e ripeterla in modo quasi automatico. In questo senso anche l’introduzione di una sorta di “rituale” prima di andare a dormire può aiutare, così come metterlo a letto quando è ancora sveglio o non del tutto addormentato perché l’addormentando sia una fase in cui il bambino mantenga quel minimo di consapevolezza che lo aiuta a non spaventarsi in caso di risveglio notturno.
Come accennato in precedenza, il buio, o una luce calda e tenue, così come rumori rilassanti sono elementi positivi per il sonno del bambino. Allo stesso modo anche determinate fragranze servono a rilassarlo come la lavanda o il gelsomino, che possono essere utilizzate sotto forma di olii essenziali da spargere in piccole quantità vicino alla culla e al lettino.
Conviene far dormire il bambino nella stessa stanza dei genitori?
Come accade per gli adulti, un bagno caldo prima di dormire aiuta il bambino a rilassarsi e prendere sonno più facilmente. Un tema sempre dibattuto riguarda invece il co-sleeping, ovvero la pratica di far dormire nostro figlio all’interno della nostra stanza da letto, o spostando la culla o nel lettone dei genitori.
Se da una parte i vantaggi sono riconducibili a una maggiore tranquillità del bambino, nonché a semplificare la vita dei genitori durante i risvegli notturni o le poppate della mamma nei primi mesi di vita, dall’altra questo metodo toglie ovviamente intimità alla coppia e potenzialmente può mettere a rischio anche il bambino stesso che potrebbe essere schiacciato durante il sonno. Questa soluzione deve essere valutata con attenzione dalle mamme e dai papà, tenendo anche conto che ricorrere troppo spesso al co-sleeping, magari al primo lamento o capriccio del proprio figlio, potrebbe portare quest’ultimo a non abituarsi mai ad addormentarsi in maniera autonoma.